di Alba Mercolella 

L’UE di Ursula von der Leyen, sulla gestione delle frontiere, prosegue ormai fedele alla linea: la Commissione non sborsa per la costruzione di muri, ma. In questo ma, c’è la “responsabilità degli Stati membri” di “controllare i confini e il diritto europeo non esclude l’uso delle barriere per proteggerli”. E dentro a questo ma ce ne sono altri.

Come l’Europa calpesta sé stessa

La situazione creatasi al confine tra Polonia e Bielorussia ha tolto molti veli. Ne abbiamo parlato recentemente, chiarendo come sia sparita anche l’ultima briciola di pudore istituzionale dinanzi alla morte nel gelo di quella parte d’Europa.

Come mai la vita umana oggi vale così poco? Sembrano esserci questioni più importanti. Se Lukashenko minaccia di bloccare il gasdotto Yamal-Europe nel caso in cui l’Unione Europea non aprisse le sue frontiere, poco importerà se il prezzo lo dovranno pagare le persone ammassate lungo quel confine.

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Il gasdotto Yamal-Europe (Fonte: Alchetron)

Il Commissario europeo per gli affari economici e monetari, ossia Paolo Gentiloni, afferma che l’autonomia in campo energetico nel medio termine sarà fondamentale nel breve termine” e aggiunge “certamente non ci facciamo intimidire dalle minacce di Lukashenko”.

Che l’ex Premier non si facesse intimidire lo sapevamo dal 2017, quando sotto il suo Governo è stato approvato il decreto Minniti-Orlando.

Proprio a partire da quel periodo, come raccontato da Annalisa Camilli nel suo “La legge del mare”, uscito nel 2019, il discorso pubblico subisce una deviazione: gli “angeli del mare” che salvano vite nel Mediterraneo vengono quasi comparati agli scafisti.

Il suddetto decreto, insieme al rinnovo degli accordi con la Libia, come fa notare la giornalista presentando il suo libro, rileva “un momento di svolta nei rapporti tra la politica, le associazioni umanitarie e l’opinione pubblica”. Ed è proprio a inizio agosto 2017 che comincia la stagione fermi delle navi delle ONG, a partire dal sequestro della Iuventa.

Tornando all’Unione Europea, se l’Italia già sa il fatto suo sul poco rispetto del diritto internazionale (vedi la questione dell’esternalizzazione delle frontiere in Libia e Niger), ma anche della sua stessa Costituzione (vedi la pronuncia della Consulta sul primo decreto sicurezza di salviniana memoria), l’Unione Europea è arrivata a calpestare sé stessa. Ci si riferisce ad una delle cose migliori prodotte in seno all’Unione (parere personale): la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea

La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, riassunta qui

Come ben delineato in un recente articolo de Il Post, quando il mese scorso il Vicepresidente della Commissione Europea Margaritis Schinas ha chiarito che nessun piano era stato redatto per esaminare le richieste di protezione giunte in Polonia, lo ha fatto in piena violazione dell’art. 18 della suddetta Carta, che recita:

Il diritto di asilo è garantito nel rispetto delle norme stabilite dalla convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951 e dal protocollo del 31 gennaio 1967, relativi allo status dei rifugiati, e a norma del trattato che istituisce la Comunità europea.

Senza contare che, per il comma 1 dell’art. 19 della stessa, “le espulsioni collettive sono vietate”. Questo è stato fatto appellandosi all’art. 78 del TFUE, per il quale:

Qualora uno o più Stati membri debbano affrontare una situazione di emergenza caratterizzata da un afflusso improvviso di cittadini di paesi terzi, il Consiglio, su proposta della Commissione, può adottare misure temporanee a beneficio dello Stato membro o degli Stati membri interessati. Esso delibera previa consultazione del Parlamento europeo.

Ora, come spiegato nel suddetto articolo da David Carretta, nel 2015 lo stesso dispositivo era stato utilizzato nella gestione dei flussi provenienti dai Balcani.

E già qui emerge un ma: in quel caso, il comma 3 dell’art. 78 del TFUE si era trattato di rilocalizzare gli arrivi a favore di Grecia, Italia ed Ungheria. Senza dilungarsi su questo frangente, nel 2015 si trattava di ridistribuire i richiedenti asilo. Ma nel 2021 si parla di legalizzare respingimenti, senza valutazione alcuna.

Questi esempi possono non essere esaustivi, ma probabilmente sono sufficienti per comprendere come si è arrivati a dipendere più dai gasdotti che dalle stesse regole europee, che vengono calpestate senza fare quasi rumore.

La Fortezza Europa e la spersonalizzazione delle persone in movimento: breve storia

Ciò che è accaduto e sta accadendo in Polonia ha, di fatto, reso esplicita ed inequivocabile la nascita della Fortezza Europa.

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La dissacrata famiglia” è un manifesto realizzato da Andrea Villa con il fumettista satirico e sceneggiatore Andrea Camerini

Se la linea von der Leyen è così chiara ed esplicita, adesso non si tratta più di tirare le somme per constatare l’esternalizzazione dei confini dai Balcani alla Libia, fino alle énclaves di Ceuta e Melilla per arrivare all’evoluzione dei campi profughi in Grecia. Ora, la comunicazione è diventata esplicita.

Questa strada, come ben delineato da Giulia Maria Gallotta in “La politica migratoria dell’U.E. e la depersonalizzazione dei migranti: una strategia consapevole” (2020), non è stata intrapresa ieri. Fin dal green paper del 2007, nato in seno alla Commissione europea, si è cercato di armonizzare la politica degli Stati membri in materia di migrazione. In questo documento si parla di programmi di integrazione, formazione degli operatori del settore, riduzione delle pratiche di detenzione.

Un punto su cui si concentra questo lavoro è l’equazione “migranti = persone”. Verso il 2009, questa inizia a venire meno: riduzione dei costi, armonizzazione delle procedure per la concessione della protezione internazionale nella direzione del respingimento delle domande e dello scoraggiamento delle loro reiterazioni.

La spersonalizzazione, secondo l’Autrice, raggiunge l’apice con le direttive del giugno 2013, quando la circolazione di chi presenta domanda di protezione viene limitata a partire dall’obbligo di risiedere nel luogo deciso dallo Stato in cui si deposita la domanda. Da questo momento, gli Stati membri possono predisporre elenchi di Paesi extra-UE ritenuti sicuri.

Pace per le storie personali dei richiedenti, le pratiche devono essere portate avanti velocemente. È la strategia della “depersonalizzazione”, come descritta da Fanon e citata da Gallotta: un processo di negazione delle identità soggettive, attraverso l’utilizzo di “etichette” semplificatorie.

Dalla depersonalizzazione, fino all’odio e all’indifferenza

Della rappresentazione mediatica attuale del fenomeno migratorio ne abbiamo parlato qui, qualche tempo fa. Quello che è interessante osservare è come i rappresentanti delle istituzioni, e gli aspiranti tali, tirino l’acqua al proprio mulino. E ce l’hanno fatta, tanto da relegare sullo sfondo la questione e renderci insensibili alle morti che avvengono poco fuori dall’UE.

Ad esempio, durante la campagna elettorale per le elezioni nazionali del 2018 è scoppiato il fenomeno delle fake news e della disinformazione sull’immigrazione.

Qui ha trovato terreno fertile, soprattutto per motivazioni ideologiche e con lo scopo di scatenare campagne d’odio a sfondo razziale, come riportato dettagliatamente nel “XXVIII Rapporto Immigrazione 2018-2019” di Caritas e Migrantes del 2019.

Ben il 91% dei discorsi d’odio della suddetta campagna ha avuto come oggetto migranti e immigrati, seguiti a notevole distanza da minoranze religiose, dalla comunità LGBTQI+, dai rom e dalle donne.

Nel dettaglio, la disinformazione ha riguardato il tema dell’accoglienza. Il risultato è stato quello di produrre una distanza tra percezione e realtà tra le più distanti tra le opinioni pubbliche dell’Europa occidentale.

schede di presentazione XXVIII Rapporto Immigrazione 2018-2019 Caritas e Migrantes

Comunicazione fra social e hate speech, dalle schede di presentazione del “XXVIII Rapporto Immigrazione 2018-2019” di Caritas e Migrantes

Vale la pena riprendere le parole di Annalisa Camilli, che ben fanno notare questo cambio di rotta all’interno del discorso pubblico:

Mentre raccontavo nei miei articoli le cose che vedevo, cercando di essere accurata, precisa, ancorata ai fatti, sentivo che le mie parole si distaccavano dalla narrazione dominante, sempre più polarizzata, ideologica e, in ultima istanza, irrealistica. Quando davo voce ai migranti, quando riportavo le loro storie e descrivevo i loro viaggi, involontariamente facevo un servizio di verifica dei discorsi e delle dichiarazioni dei politici, il più delle volte del tutto sganciati dalla realtà.

Di recente è uscito il “IX Rapporto Carta di Roma 2021”, realizzato dall’Associazione Carta di Roma, che constata come, proprio dal 2018, i migranti abbiano iniziato a fare sempre meno notizia.

Che almeno i cittadini siano usciti dalla visione “emergenziale” delle migrazioni? Di certo non è considerata un’emergenza prioritaria: lo è solo per il 6%, in linea con i dati europei.

Sui quotidiani il tema ha meno peso, ma ha anche preso una nuova direzione. Lo “spettacolo della paura”, come lo chiama Ilvo Diamanti, docente dell’Università di Urbino e Direttore scientifico di Demos&Pi, vede come protagonista il Covid da quasi due anni, prendendo il posto delle persone in movimento.

Per farla breve, gli animatori delle campagne d’odio del 2018 adesso hanno un nuovo testimonial: la pandemia da Covid-19. Ma le persone sono sempre lì, lungo i confini esterni dell’UE.

Da anni cercano di uscire dai Balcani, inseguiti talvolta dai cani sganciati dalla polizia croata; dalla Libia, dopo aver affrontato lager e “angherie” (per usare un eufemismo). E adesso, si cerca anche di uscire dalla Bielorussia, sfidando freddo e idranti.

La parola simbolo del 2021 è “Unione Europea”. Questa istituzione di belle speranze e crude realtà per chi non vi è nato. Un’unione politica la cui crisi strutturale oggi è sempre più visibile: emergono divergenze, alleanze fra Stati membri, la mancanza di visione e la perdita di valori.

Questo non lo diciamo noi, ma il suddetto Rapporto.

In conclusione, auguriamo Buone Feste, ma non un Buon Natale. O forse sì

La strada intrapresa dalle politiche UE sulla gestione del fenomeno migratorio, come delineato da Giulia Maria Gallotta, sono un segno delle fragilità dell’identità europea, ancora in costruzione.

Il punto a cui siamo oggi contrasta i valori di apertura e tolleranza su cui l’Unione Europea ha costruito sé stessa. Ed oggi, la solidarietà e l’inclusione come valori europei sono a rischio, e secondo l’Autrice forse è già troppo tardi per porvi rimedio: il cerchio si chiude proprio con l’esternalizzazione delle frontiere.

Forse, un tempo, di ciò ce ne si vergognava. Si è passati dagli angeli del mare, alle campagne d’odio al relegare sullo sfondo le persone che muoiono prima di varcare le frontiere europee.

Ma hey, siamo sotto Natale. Anzi no, siamo sotto le feste. Ah no aspe’: sì è Natale.

L’Unione Europea ci ha provato, con il documento “Union of equality”, a indicare le festività in modo generico per dimostrare la natura inclusiva della propria Commissione verso tutte le credenze dei cittadini.

Ciò è stato affermato da Helena Dalli, Commissaria UE all’Uguaglianza. Ma, aggiunge: Tuttavia, la versione pubblicata delle linee guida non è funzionale a questo scopo. Non è un documento maturo e non soddisfa tutti gli standard di qualità della Commissione. Ritiro quindi le linee guida e lavorerò ulteriormente su questo documento.”

Il documento è stato ritirato anche a seguito delle proteste del “nostro” Antonio Tajani, ex Presidente del Parlamento UE e coordinatore di Forza Italia. Perché protestare? “Nel rispetto delle radici cristiane dell’Unione Europea”.

Chi cancella chi Mauro Biani

Chi cancella chi?”. Se lo è chiesto Mauro Biani in una vignetta dedicata

Sulle radici cristiane, che non dovrebbero limitarsi ad una minuziosa realizzazione del presepe, ci fermiamo. Lasciamo a chi legge il tempo e il modo di fare le proprie riflessioni alla luce della sofferenza che viene ignorata. Alla faccia del Natale.

Fonti:

Caritas, & Migrantes. (2019). XXVIII Rapporto Immigrazione 2018-2019. Todi (PG): Tau Editrice Srl.