di Roberto Cascino 

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia scatena una serie di riflessioni sulla gestione politica e militare dei confini europei. Ad oggi, infatti, si tratta di un argomento controverso su cui gli organi comunitari non esercitano trasparenza.

L’Ue per il settennato 2021/27 ha messo a bilancio 22,7 miliardi di € per la gestione dei confini esterni. Come cittadini europei, dobbiamo seriamente riflettere se sia la scelta effettivamente migliore per la nostra società.

Molti conoscono Frontex, l’agenzia europea che ha il compito di controllare e gestire le frontiere dell’Unione europea. Siamo talmente abituati a sentirla nominare, nei periodi dell’anno in cui la migrazione torna ad essere l’argomento di punta del ciclo delle notizie, che pensiamo che il suo unico compito sia quello di pattugliare il tratto di mare che separa l’Italia dal Nord Africa.

Come cittadini italiani, talvolta, indossiamo i paraocchi: ci focalizziamo troppo sul nostro piccolo orticello e siamo poco attenti alle dinamiche che si instaurano nel resto dell’Unione. Così, a volte dimentichiamo che Frontex ha sede a Varsavia ed è una delle agenzie Ue che riceve più fondi in assoluto. Nel 2021 son stati ben 543 milioni di euro.

Per il 2022, il budget avrebbe raggiunto i 770 milioni di fondi comunitari, se il Parlamento non ne avesse congelato una parte a causa delle numerose segnalazioni di “incidenti” occorsi ripetutamente nel corso degli ultimi anni. Tra questi, ricordiamo due denunce alla Corte Penale Internazionale nel 2018 e 2019, altre due alla Corte di giustizia europea nel 2021, oltre che un’indagine alla Corte dei Conti europea.

In questi mesi, però, l’agenzia si trova sotto pressione per come ha gestito la crisi migratoria sul confine che separa la Polonia dalla Bielorussia.

Per qualche mese a partire dalla scorsa estate, migliaia di persone provenienti da tutto il Medio Oriente via Egitto e Turchia – tra i pochi Paesi che ancora mantengono attivo un ponte aereo con Minsk – hanno raggiunto la frontiera europea aiutati dai militari del regime di Lukašėnka

Gli individui che provano ad entrare in Europa vedono calpestati i loro diritti umani, lesa la loro dignità personale e messa in pericolo la loro stessa incolumità in una situazione che ricorda molto da vicino il famigerato Game che si svolge tra Bosnia e Croazia. Un altro luogo in cui Frontex sta svolgendo un lavoro eccellente.

Lo scorso autunno appariva su Altreconomia un’inchiesta di Luca Rondi, che raccontava come il Politecnico di Torino si fosse aggiudicato un appalto per realizzare una serie di mappe e infografiche della linea di confine tra Polonia e Russia.

Nel periodo immediatamente successivo alla notizia c’è stato un po’ di trambusto nella società civile torinese.


Almeno inizialmente, la gestione della comunicazione da parte dell’Ateneo non era stata eccellente, considerato il periodo e i riflettori puntati sui respingimenti operati dall’esercito polacco sulla frontiera europea.

D’altro canto, è doveroso sottolineare come il caso sia stato strumentalizzato ad arte da alcune personalità, che hanno deciso di utilizzare un tema controverso per mettersi in mostra. Il Rettore Guido Saracco aveva quindi provveduto ad avviare un’indagine conoscitiva in merito all’accordo tra il Politecnico e Frontex: il contratto ha ricevuto il via libera dal senato accademico dopo aver posto una clausola tale per cui è specificato l’impegno:

 

«tanto del personale docente coinvolto quanto del committente, ad agire in osservanza del rispetto dei diritti umani e fondamentali delle persone, oltre che dei principi dell’integrità della ricerca».

 

Frontex non è la sola agenzia dell’Ue che si occupa di controlli alle frontiere. Ce n’è infatti un’altra, che però non riceve la stessa attenzione: si tratta di eu-Lisa, organizzazione avviata a Tallinn nel 2011 per offrire servizi informatici nella gestione di frontiere e flussi migratori.

L’Unione europea sta implementando attraverso questa sua agenzia la costituzione di una gigantesca banca di dati biometrici, quindi fotografie, scansione della retina e impronte digitali. Dati che saranno al servizio di tutti gli Stati membri e serviranno a regolare la procedura di ingresso e di uscita dai Paesi Ue.

Naturalmente, il servizio di controllo biometrico incrociato condiviso servirà a individuare in ogni punto d’Europa una persona che ha compilato una richiesta di asilo o individuare un migrante. Per quanto rassicurante possa apparire a noi cittadini la presa di posizione del Parlamento europeo contro la sorveglianza di massa, non possiamo pensare di sentirci davvero a nostro agio con una burocrazia che, per tutelare tutti i nostri diritti, privacy compresa, profila, scheda e classifica tutti gli altri

Il prossimo anno, l’agenzia eu-Lisa avrà a sua disposizione 320 milioni di € del budget comunitario: una parte, consistente ne siamo sicuri, verranno spesi per digitalizzare la gestione di informazioni personali, identità e dati biometrici al fine di realizzare processi di “integrazione positiva” in seno alla Ue, e quindi volti alla “crescita prosperosa” della nostra società.

spongebob-rainbow
Una parte di quei fondi, esattamente come accadrà per quelli di Frontex, verranno usati a beneficio di movimenti politici e anche governi che vedono nell’altro uno straniero prima di conoscerlo, che dipingono l’immigrazione come una minaccia costante alla sicurezza e spingono per la militarizzazione delle frontiere e la costruzione di muri.

L’esercito polacco, che si sta facendo in quattro per agevolare l’accoglienza di donne e bambini ucraini che fuggono dal paese in guerra, è lo stesso che fino a pochi mesi fa respingeva altre famiglie, provenienti da quadranti diversi del mondo, e ancora oggi si rende colpevole di atrocità verso i migranti che provano a lasciare l’Ucraina.

Come tenere sotto controllo Frontex, eu-Lisa e coloro che a tutti gli effetti agiscono nel nome dell’Europa?

Non lasciando calare l’attenzione su tutti questi fenomeni, pretendendo più trasparenza nel finanziamento alle agenzie di sicurezza, continuando a recarsi presso le frontiere, lasciando spazio agli auditor indipendenti, ai giornalisti, al terzo settore e ai meccanismi di giustizia dei Paesi dell’Unione, chi esercita violenza oggi subirà delle ripercussioni immediate ed efficaci.

 

 

 

Immagine in evidenza: Striscione di una manifestazione contro Frontex ad Amsterdam – Crediti: Wouter ter Wee