• Traduzione di alcuni estratti dall’articolo di Ana Ćurić, Danijela Lasica i Eldin Hadžović uscito per KONTRAPRESS il 23/02/2022 (versione in lingua originale disponibile qui)
  • Traduzione a cura di Adna Čamdžić 

Un’analisi della situazione del giornalismo indipendente e dei giornalisti freelance in Serbia, Montenegro e Bosnia ed Erzegovina.

SERBIA: lavoratori non protetti e una legge che (ancora) non esiste

I giornalisti freelance in Serbia dovranno affrontare un altro anno di regime transitorio, in attesa che lo Stato decida come regolamentare il loro status giuridico, perché il Gruppo di Lavoro, che ha tenuto la sua prima riunione a settembre, non ha ancora una proposta per una nuova legge. 

L’attuale soluzione fiscale, che rappresenta una sorta di compromesso tra liberi professionisti e rappresentanti del governo, sarà valida fino alla fine del 2022, ha annunciato l’Associazione dei Lavoratori su Internet, dopo che il governo della Repubblica di Serbia ha accettato la loro richiesta. 

Il problema della posizione dei giornalisti freelance in Serbia ha cominciato a presentarsi il 13 ottobre 2020, quando l’amministrazione fiscale ha annunciato che avrebbe tassato i freelance invitandoli a pagare autonomamente tasse e contributi, al fine di evitare responsabilitá per fatti illeciti.

L’amministrazione fiscale ha quindi affermato in una dichiarazione di “aver riscontrato un tasso elevato di non conformità alle normative fiscali e di aver identificato tali persone”.

La rivolta è iniziata quando i freelance hanno cominciato a ricevere notifiche per saldare il debito di imposta dei cinque anni precedenti con la scadenza per il pagamento fissata a un mese. Hanno dovuto pagare più della metà dell’importo guadagnato.


A causa del problema in cui si sono trovate diverse decine di migliaia di persone, l’Associazione dei Lavoratori su Internet (Udruženje Radnika na Internetu, URI) ha organizzato una serie di proteste, chiedendo la sospensione di tale provvedimento e un incontro con i rappresentanti del governo. Dopo la grande protesta del 16 gennaio 2021, il governo li ha invitati a negoziare. 

“Abbiamo dovuto sederci al tavolo delle trattative per aiutare il governo a decidere cosa fare e far si che da quei colloqui emergesse una sorta di accordo che permettesse ai giornalisti di uscire da quel problema, ma mi sembra anche il governo stesso”, ha affermato Tamara Petrović dell’Associazione dei Lavoratori su Internet.

Si è costituito allora un gruppo di lavoro presieduto dal Ministero del Lavoro, composto da rappresentanti di diverse associazioni di liberi professionisti e rappresentanti di enti statali, che si è riunito quattro volte, a partire da settembre 2021. L’Associazione afferma che agli incontri partecipano solitamente circa 30 persone, motivo per cui sono fiduciosi che si possa raggiungere una soluzione costruttiva e seria.

L’avvocato Mario Reljanović spiega che le aliquote fiscali per questi lavoratori sono estremamente alte e ingiuste

“Secondo la soluzione attuale, i liberi professionisti pagano le tasse sui guadagni – tasse pagate sia dai dipendenti che dai datori di lavoro, solo che loro non sono né dipendenti né datori di lavoro, e non hanno alcun diritto e non sono affatto riconosciuti dalla legislazione sul lavoro”, ci spiega. 

Tamara Petrović dell’URI ritiene che l’attuale modello sia insostenibile e che non sia giusto che chi ha meno diritti abbia il maggior carico fiscale.

“Bisogna tenere conto del fatto che i freelance si procurano tutti i mezzi per lavorare in modo indipendente, e hanno già costi abbastanza elevati, di cui nessuno tiene conto. Ad esempio, con il datore di lavoro viene tassato solo il profitto, e con il libero professionista viene tassato l’intero importo dello stipendio, che è una soluzione inedita”, afferma Petrović. 

Tuttavia, “quello che lo Stato potrebbe fare è ridurre le aliquote fiscali, perché se non possiamo godere di diritti, allora non dovremmo nemmeno avere obblighi”, aggiunge Vuk, un giornalista freelance di Novi Sad.

Per quanto riguarda i diritti, i giornalisti si aspettano che lo Stato possa fornire almeno quelli di base, come l’assicurazione sanitaria, l’anzianità, e sono consapevoli che ottenere qualcosa di più sarà molto difficile, e questo vale non solo in Serbia ma anche in altri paesi della regione. 

“La posizione dei freelance in Serbia è irrisolta e non è chiaro quando sarà risolta”, ha concluso Reljanović. 

Un sondaggio dell’Associazione indipendente dei giornalisti della Serbia (Nezavisno udruženje novinara Srbije, NUNS) sulla posizione e sui diritti dei giornalisti freelance in Serbia, intitolato “Giornalisti liberi liberati da tutti i diritti”, ha rilevato che il 5% dei 74 intervistati che ricoprono questa posizione lavora per datori di lavoro stranieri. 

Poiché il campione era piccolo e quindi non rappresentativo, la domanda rimane quanti giornalisti freelance ci siano in Serbia, ma presumibilmente si tratta di un numero esiguo di persone. Come altri liberi professionisti, non hanno nessuna protezione legale e non vengono riconosciuti, il che è un problema specialmente se consideriamo i pericoli legati alla natura del lavoro giornalistico oggi.

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MONTENEGRO: LIBERI, MA INVISIBILI ALLO STATO

I giornalisti freelance o liberi professionisti sono giornalisti che non hanno una redazione principale, ma scelgono autonomamente eventi, fenomeni, argomenti, li elaborano e li offrono, come notizie esclusive ai vari media. In sostanza fare il giornalista freelance dovrebbe essere una scelta personale, ma in Montenegro è più una questione di circostanze, dicono i nostri interlocutori.

Dušica Tomović e Samir Kajošević hanno da anni lo status di indipendenti e attualmente lavorano entrambi per redazioni straniere.

“Sebbene il numero di giornalisti indipendenti in Montenegro stia crescendo e stiano diventando un gruppo che non fa più eccezione e che non può essere ignorato, ciò non significa affatto che abbiamo un numero maggiore di giornalisti che si trovano in tale condizione – di loro spontanea volontà. 

Nella vita giornalistica reale in Montenegro, si tratta, sfortunatamente e per lo più di giornalisti disoccupati che cercano di sopravvivere con lavori occasionali per i media locali o regionali “, afferma Dušica Tomović, editrice di BIRN (Balkan Investigative Reporting Network).

“Lavoro come libero professionista da più di due anni, sono stato assunto come giornalista per un portale estero. Poiché lo stato dei liberi professionisti in Montenegro non è ancora definito legalmente, questi sono ufficialmente registrati come disoccupati. Purtroppo, il governo finora non ha fatto nulla su questo tema, anche se ci sono sempre più giornalisti in Montenegro, ma anche persone del settore informatico che sono impegnate come freelance”, afferma Samir Kajošević.

E questa è l’essenza della storia in Montenegro. Il termine libero professionista è normativamente riconosciuto solo in parte. Non è previsto da nessuna delle leggi sui media, e quindi dal Contratto Collettivo di Filiale per le Attività Informative, Grafiche ed Editoriali.

 

“Attualmente non è possibile ottenere pensione e assicurazione sanitaria e la maggior parte dei giornalisti freelance rimane fuori dal sistema. Quando vengono assunti per fare qualcosa saltuariamente, di solito è un impiego part-time, secondo il contratto di lavoro, e ricevono solo guadagni netti senza tasse e contributi“, afferma Tomović.

 

“Nella Legge sull’Innovazione, la definizione di libero professionista è ristretta alla categoria delle persone residenti in Montenegro e che svolgono autonomamente attività innovative fornendo servizi intellettuali per persone giuridiche e fisiche nazionali e straniere. Il Governo ha bandito l’Albo delle attività di innovazione, a cui possono rivolgere i liberi professionisti del settore informatico. D’altra parte, i liberi professionisti impegnati nei media non hanno questa opportunità”, spiega Kajošević.

I nostri interlocutori aggiungono che sono lo scorso anno stati compiuti per la prima volta seri sforzi per risolvere sistematicamente lo status dei giornalisti freelance.

È iniziato tutto con un’iniziativa nel novembre 2021, con il Gruppo di lavoro per la stesura della Strategia per i Media, quando rappresentanti delle organizzazioni mediatiche del Paese, insieme a diversi giornalisti freelance, hanno presentato le problematiche legate a questa tipologia di impegno lavorativo, portando all’attenzione il fatto che i giornalisti freelance non siano riconosciuti in Montenegro. 

È stato convenuto che le organizzazioni dei media avrebbero dovuto preparare una proposta di misure per regolare lo status dei giornalisti freelance sottoponendola al gruppo di lavoro, ovvero al Ministero della Pubblica Amministrazione e dei Media, anche se non mi sembra sia ancora successo nulla di concreto”, afferma Tomović .

 

Sia Tomović che Kajošević ritengono che sia giunto il momento di risolvere lo status di libero professionista seguendo le pratiche adottate in altri paesi.

 

“Per quanto ne so, solo in Croazia è possibile svolgere il lavoro di libero professionista senza registrazione. I freelance possono stipulare contratti di lavoro come liberi professionisti o registrarsi come imprenditori. Nel nord della Macedonia, in Romania e in Bulgaria, pagano le tasse sul reddito e i contributi pensionistici”, ha affermato Kajošević.

“È di fondamentale importanza che lo status di giornalista freelance sia definito e riconosciuto quanto prima in termini normativi. Naturalmente, tenendo conto dei buoni esempi dei paesi che da tempo riconoscono l’importanza di questo settore. Ad esempio, in Germania, durante la pandemia, tutti i liberi professionisti hanno potuto ricevere aiuti e sussidi statali perché non erano in grado svolgere il proprio lavoro senza ostacoli. Mentre aspettiamo, un piccolo passo sarebbe che le istituzioni statali in Montenegro, compreso il governo, si rendessero conto che esistono giornalisti freelance che non sono legati a una sola testata”, afferma Tomović.

 

BOSNIA ED ERZEGOVINA: LASCIATI A SE’ STESSI

Fadil Novalić, Primo Ministro della Federazione di Bosnia ed Erzegovina, in un suo intervento pubblico via Facebook, parlando delle nuove modifiche alla legge sui contributi e l’imposta sul reddito, ha toccato la posizione dei liberi professionisti, che in Bosnia ed Erzegovina rientrano tra quei lavoratori che pagano tasse e contributi molto alti, senza tuttavia ottenere alcun beneficio connesso. 

 

Le libere interpretazioni di Novalić del termine freelance – li chiama “satelliti liberi” – hanno causato una raffica di derisioni da parte degli utenti dei social media, ma gli stessi freelance non erano molto divertiti.

Per quanto questo possa suonare acido, va detto che il primo ministro Novalić ha ragione, ma va sottolineato che questa situazione è dovuta alla (non) azione del governo guidato dallo stesso Novalić.

Lo status di freelance in Bosnia ed Erzegovina non è attualmente regolamentato e la loro posizione è molto più difficile di qualsiasi altro status lavorativo, compresi i lavoratori con contratti temporanei e occasionali, afferma Vildana Jackman, avvocato dell’associazione BH Novinari (Giornalisti della Bosnia ed Erzegovina).

 

“I freelance non sono riconosciuti dalla legislazione, e in pratica questo significa che ci sono maggiori fattori aggravanti nello svolgimento del lavoro oltre a discriminazione legate all’assenza di una legge”, spiega Jackman.

 

Sebbene si consideri colloquialmente che un libero professionista sia in realtà un eufemismo di disoccupato, le differenze esistono ancora e non sono trascurabili. Il disoccupato è iscritto all’ufficio del lavoro competente ed è iscritto come disoccupato, che è riconosciuto tale dalla legge. 

Quando si tratta di liberi professionisti, tranne per quegli ambiti del loro lavoro soggetti a tassazione, le leggi della Bosnia ed Erzegovina non li riconoscono come beneficiari di eventuali benefici e diritti che spettano invece ai disoccupati per legge, tra cui pensione e assicurazione sanitaria

La posizione degli avvocati è che le norme di legge, soprattutto in materia di lavoro, devono riconoscere i diritti e gli obblighi di ogni lavoratore, compresi i “franchi tiratori”, che, nonostante l’obbligo di versare i contributi, non possono usufruire dell’assicurazione sanitaria, perché la Legge sull’assicurazione sanitaria in Bosnia-Erzegovina non li riconosce come assicurati. 

Lo stesso vale per i contributi versati per l’assicurazione pensionistica – che fanno riferimento principalmente alla legge sulla pensione e l’assicurazione contro l’invalidità e alla legge sui contributi della FBiH (Federazione di Bosnia ed Erzegovina), che non riconosce la posizione dei lavoratori freelance.

La situazione è simile nell’altra entità della Bosnia ed Erzegovina, la Republika Srpska, con la legge sui contributi che stabilisce che i liberi professionisti sono obbligati a pagare i contributi per l’assicurazione pensionistica e invalidità a un tasso del 18,5 per cento, che è uguale per tutti i tipi di assicurazione. 

In pratica, invece, quello che accade è che nella FBiH ai liberi professionisti viene detratto dal reddito il ​​venti per cento, e nella RS addirittura il trenta per cento.

 

“Il problema più grande per i freelance in BiH è sicuramente l’impossibilità di esercitare il diritto all’assicurazione sanitaria“, ha affermato Brankica Smiljanic, giornalista freelance di Banja Luka, che negli ultimi mesi si è concentrata sull’organizzazione sistematica dei giornalisti freelance in Bosnia Erzegovina. 

Quando le viene chiesto dove e come riceve assistenza medica, fa spallucce. “Tutti me lo chiedono e non so mai cosa dire. In sostanza, quando se ne presenta la necessità, non ho altra scelta che andare in cliniche private”, dice Smiljanic.

E poi afferma che il secondo problema dei liberi professionisti in BiH non è solo che non hanno alcun diritto di cui godono altri lavoratori, ma anche che non ci sono molti che difendono attivamente tali diritti.

Il report sullo stato dei media in BiH, con particolare attenzione ai liberi professionisti, che Smiljanic ha realizzato per la Federazione europea dei giornalisti sulla base di un’indagine condotta nel 2021, sottolinea la necessità del coinvolgimento sindacale degli operatori dei media, al fine di coordinare le azioni per tutelare i diritti dei lavoratori. 

Secondo il documento, solo il 16 per cento dei media della BiH ha organizzazioni sindacali che lavorano per proteggere i diritti dei lavoratori, mentre il resto è più o meno abbandonato a sé stesso, ad eccezione di rari esempi di autorganizzazione dei giornalisti attraverso consigli operai. 

“Tutto questo non è sufficiente affinché i giornalisti possano partecipare al dialogo sociale e alle negoziazioni su un salario minimo garantito. Abbiamo un’associazione professionale BH Giornalisti, che è in grado di contribuire alla lotta attraverso una Linea per il supporto”. Ma è non abbastanza perché “Questa, come qualsiasi altra associazione, da sola non è in grado di negoziare con i legislatori. I sindacati possono farlo, ed è per questo che penso che sia la strada da percorrere” ha detto Brankica Smiljanic. 

 

È anche preoccupante che il primo ministro Novalić e altri come lui non siano gli unici a non capire e a non voler capire la questione dei liberi professionisti. Con le nuove tecnologie, i progressi dell’informatica e l’avvento di Internet, soprattutto negli ultimi trent’anni, sono emerse nuove occupazioni, molte delle quali create e, di regola, riservate ai liberi professionisti. In questo senso, l’Unione Europea ha fatto molta strada rispetto alla maggior parte degli Stati emersi dalla disgregazione della SFR Jugoslavia.

 

L’avvocata Vildana Jackman ritiene che le tasse sui liberi professionisti continueranno ad aumentare in futuro. “I legislatori mirano a gravare il più possibile sui datori di lavoro, perché ciò porta a una riscossione delle tasse più significativa, e le persone libere, come le chiamo io, diventano quindi un danno collaterale. Pertanto, è realistico aspettarsi un aumento delle tasse sui liberi professionisti che potrebbe superare il 50 per cento.”

La linea di supporto ai giornalisti è uno strumento utile per i liberi professionisti che lavorano nei media, mentre agli altri non restano che i sindacati, che purtroppo non sono più così importanti o attivi come in passato, e che danno priorità ai dipendenti, cioè quelli coperti dal Diritto del Lavoro. I freelance, sfortunatamente, sono lasciati a sé stessi.

 

 

* Questo testo è stato realizzato nell’ambito del programma regionale “SNAŽNI – Mediji bez mržnje i dezinformacija” (FORTI – Media senza odio e disinformazione), finanziato dall’Unione Europea. Il contenuto è di esclusiva responsabilità degli autori e del portale Kontrapress.com e non riflette necessariamente le opinioni dell’UE.