di Mathieu Porcellana
Così lo zio Ben ammonisce suo nipote Peter, ignaro che quest’ultimo dal morso di un piccolo ragno radioattivo, abbia ottenuto un superpotere incredibile.
Si arrampica sui muri: una forza spettacolare, sensi super sviluppati.
Ma come sappiamo inizialmente al giovane Peter interessa solo fare il figo con questi doni piovuti dall’alto.
Se non che quando lascia scappare un ladro dicendo “non sono affari miei”. Presto ne pagherà le conseguenze.
Beh, il resto della storia già la conosciamo: il ladro in questione uccide lo zio Ben dopo una fallimentare rapina e in quel momento la coscienza di Peter lo richiama all’ordine. Il suo Io interiore utilizza proprio il monito che lo zio gli aveva fatto, ma questa volta quelle parole hanno un peso differente per il novello Uomo Ragno.
Non è come tutti gli altri: quel ragno caduto dall’alto gli ha fatto un dono .Un dono involontario per Peter, ma che lui è obbligato a condividere con tutti.
Peter Parker è un privilegiato. E non solo perché è un maschio, bianco, cis, americano (e già basterebbe) ma perché ha anche i superpoteri.
Sono sempre stato un fan dei fumetti dei supereroi, adoravo vederli mettere ogni giorno la loro vita a repentaglio per salvare l’umanità perché… Perché potevano farlo.
Perché se un qualsiasi cattivo volesse sparare a un tizio qualsiasi, beh c’è solo da sperare nella sua pessima mira, ma prova a sparare alla Cosa dei Fantastici 4, a malapena le togli il prurito.
È facile prendersela con una persona disabile, ma provate a fare i furbi con Daredevil il supereroe cieco, poi ne parliamo.
È troppo facile prendersela con uno straniero indifeso che nemmeno parla la lingua, provateci con un autoctono incazzato che conosce benissimo i suoi diritti… Touchez!
Mi sono sempre chiesto che cosa dovessi fare per essere un supereroe. Cercare un costume adatto? Un nome accattivante? E che superpoteri avrei? La superforza? La supervista?
E poi ho capito che non servono ragni radioattivi per essere super. Non servono tempeste di raggi gamma o sperare nel fattore x.
Ne abbiamo già uno e bello grande: il Privilegio.
Il privilegio di avere una casa, un lavoro, di avere la famiglia, di avere dei documenti che ci permettono di viaggiare ovunque, senza il terrore di essere fermati alle frontiere, il privilegio di sapere più lingue, il privilegio di assomigliare allo standard della perfezione impartito da una società bianca etero normativa.
E quindi?
Quindi, prendiamoci tutti un po’ di tempo per riflettere e capire come usare questo superpotere, tenendo sempre a mente come questo superpotere sia la causa per cui tante cose brutte non succedono a noi, rispetto che a altre persone.
Mentre scrivo ecco un esempio: sono sull’autobus e il controllore ha preferito farsi mezzo autobus per chiedere il biglietto a un ragazzo nero (quindi, ovviamente, senza biglietto), anziché che “importunare” tanti passeggeri bianchi.
(Spoiler: il ragazzo in questione aveva il biglietto, vanificando i sogni di giustizialismo del conduttore).
Per tornare all’uso consapevole del privilegio, proviamo a fare uno sforzo e pensare a tutte quelle situazioni di ingiustizia che vediamo nel nostro quotidiano: perpetrare danni a persone per i più svariati motivi.
Alcuni questo privilegio non ce l’hanno, perché sono persone nere, straniere, prive di documenti forti, perché non rispettano la norma eterocispatriarcale. Occorre pensare a come col nostro intervento possiamo cambiare queste situazioni.
Certo, diciamolo è una vera sbatta. Molto meglio gongolare per quello che si ha senza muovere un dito per il prossimo, perché come diceva uno stolto Peter Parker “non sono affari miei”. Ma fino a quando?
Peter ha potuto gongolare fino a quando il destino non gli ha bussato alla porta rinfacciandogli la sua mancanza, la sua ignavia, la sua colpa sotto la forma del corpo morente dello zio.