di Andrea Metta 

Era fine novembre quando Il Pulmino Verde annunciava con un post il ritorno delle attività lungo il confine italo-francese. Più precisamente, ad Oulx.

Questa frontiera ha un posto speciale nel nostro cuore. Rappresenta un punto molto importante nella rotta balcanica, in quella africana ed è diventato una fermata anche per una strada “nuova” che parte dall’Italia per proseguire verso la Francia.

Da Oulx, infatti, passa anche chi è partito dall’Italia dopo l’approvazione dei Decreti Sicurezza è diventato, di fatto, clandestino. Persone che hanno sentito crollare il terreno su cui avevano costruito, con molta fatica, la nuova vita in Italia nell’arco degli anni.

In questo paesino il cammino di chi viaggia si interrompe, perché sta al confine tra la Francia e il Piemonte. L’obiettivo è Briançon dopo la chiusura del passaggio da Ventimiglia, bloccato dalla polizia francese.

In questi mesi abbiamo visto molti volti, sentito molte storie, tutte simili tra loro. I bisogni sono comuni e i viaggi anche. La differenza sta nel luogo di partenza e quindi nella rotta seguita. In questo imbuto però, le strade si incrociano e non tutti, purtroppo e ovviamente, concludono il passaggio.

Per fortuna Oulx è diventato anche un hotspot a tutti gli effetti e con esso sono nati anche gli aspetti positivi. Sono tante, infatti, le associazioni e i volontari che aiutano le persone che si fermano.

Il Rifugio Fraternità Massi è un progetto che coinvolge la Fondazione Magnetto, che sostiene le spese, e la Fondazione Talità Kum Budrola Onlus, che garantisce la gestione operativa. 

Da quando andiamo al Rifugio, perciò, il nostro primo scopo è quello di portare beni concretamente utili per persone che spesso non si rendono davvero conto del percorso da affrontare

Spesso, chi viene dalla rotta africana si presenta in scarpe da ginnastica e maglietta. Vi è, allora, necessità di abbigliamento invernale, caldo e che faciliti la traversata di queste persone.

Ma non solo, occorre spiegare come sarà il resto del viaggio a chi non ha mai visto la neve, a chi non conosce il pericolo delle valanghe. Fermarle è impossibile. Sono molto, molto convinte di quello che fanno. Anche se vengono respinte dalle autorità, esse ci ritentano finché non ci riescono o, purtroppo, cadono vittime della neve e delle temperature rigide.

È molto difficile sapere quante persone sono morte nella traversata: quattro sono i decessi certi e innumerevoli i soccorsi della Croce Rossa. Sono circa 7’500 coloro che hanno attraversato il confine e raggiunto Briançon (secondo questo report di Medici per i diritti umani), anche se, in realtà, è difficile stimare un numero preciso. 

La nostra auto è perciò carica di guanti, zaini, scarponi e giacche a vento quando partiamo da Torino. Indumenti che vengono donati dalla nostra comunità che non si tira mai indietro in queste occasioni.

Una volta raggiunto Oulx prestiamo aiuto alle realtà già presenti al Rifugio Fraternità Massi. Rifugio che mostra come la Val di Susa sia diventato un punto di riferimento per i migranti, perché da lì, tra settembre e dicembre 2020, sono passate intorno alle 5’000 persone e ci sono state settimane in cui erano ospitati circa cento rifugiati contemporaneamente. 

Il nostro impegno nei confronti del territorio e di chi passa per qualsiasi tipo di assistenza è sempre costante ed è aumentato nelle scorse settimane, grazie all’arrivo di nuove persone volontarie che si sono aggiunte alla causa.

Come spesso diciamo, più occhi vedono, più bocche raccontano, più vite si salvano. La speranza è che questo imbuto possa aprirsi malgrado attraversare il confine sia sempre più difficile, in un’Europa sempre più chiusa in sé stessa.