di Federica Zanantonio Martin 

Esiste una sigla quasi impronunciabile (MSNA) che racchiude l’essenza giuridica e la condizione umana di un gruppo di individui che registrano per legge un minimo fattore comune: l’essere minori stranieri presenti sul territorio italiano senza accompagnamento.

 

Parliamo dei minori stranieri non accompagnati, una comunità invisibile ma numerosa sul suolo italiano. Un gruppo silente ma composto da bambini e ragazzi che necessitano di tutele speciali, come il divieto di respingimento alla frontiera e di espulsione.

I diritti e le tutele dei minori stranieri non accompagnati sono garantiti dalla legge n.47/2017, più conosciuta come Legge Zampa, oltre agli stessi diritti in materia di protezione dei minori italiani e comunitari, come il diritto alla salute e all’istruzione oltre che all’accoglienza e all’affidamento familiare.

 

Secondo legge, viene definito minore straniero non accompagnato (Msna):

il minorenne non avente cittadinanza italiana o dell’Unione europea che si trova per qualsiasi causa nel territorio dello Stato o che è altrimenti sottoposto alla giurisdizione italiana, privo di assistenza e di rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell’ordinamento italiano¹

 

Chi e quanti sono i minori stranieri presenti in Italia?

ReportMSNA

Dati tratti da Report Mensile Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA) in Italia, Mese di novembre 2021, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

 

Per censire la presenza dei minori non accompagnati in Italia, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali pubblica ogni mese un report nazionale che raccoglie i dati relativi agli MSNA.

 

Basti pensare che in Italia, al 30 novembre 2021, le segnalazioni su MSNA pervenute sono state 11.159. Di queste, il 97,3% è relativo a minori di genere maschile.

 

Per quanto riguarda l’età dei minori stranieri che arrivano soli in Italia, la maggior parte di loro sono prossimi alla maggiore età. I diciassettenni sono infatti 7023 (62,9%).

Man mano che si considerano fasce d’età inferiori, il numero di MSNA cala in maniera significativa. Il 23,7% ha 16 anni, l’8,1% ha 15 anni e il 5,1% è tra i 7-14 anni, fino ad arrivare a 17 bambini tra 0 e 6 anni d’età, lo 0,2% del totale.

 

Per quanto riguarda i paesi di provenienza, la maggior parte dei minori arriva dal Bangladesh (il 24,8%), dalla Tunisia (il 14,4%), dall’Egitto (13,9%) e dall’Albania (il 10,5%).

 

Infine, per quanto riguarda la loro ridistribuzione sul territorio italiano, la regione che accoglie in assoluto il maggior numero di Msna è la Sicilia con 3.319 minori censiti, ovvero il 29,7% del totale presenti sul territorio italiano.

Per quanto riguarda la Regione Piemonte, essa ha in carico il 2,8% dei ragazzi (318 minori).

La procedura regolamentata dalla Legge Zampa

L’istituto che regolamenta la tutela di questi ragazzi è uno strumento complesso e poco conosciuto dai più, rafforzato da più passaggi burocratici e amministrativi.

 

All’arrivo, un ragazzo minore viene sottoposto all’identificazione mediante fotosegnalamento e il rilevamento delle impronte digitali.

Tutte le operazioni devono essere svolte in presenza di un tutore provvisorio e con la partecipazione di un mediatore culturale, questo per rispondere all’esigenza di garantire il diritto di accoglienza e di informativa.

 

In tutto questo, l’accertamento dell’età anagrafica risulta il passaggio chiave per essere definiti MSNA. Tale procedura viene eseguita in primis mediante l’analisi dei documenti personali – come passaporti, carte d’identità e/o certificati di nascita correlati di foto identificativa – in possesso della persona posta in esame.

 

Se questo passaggio non va a buon fine – per esempio nel caso in cui l’individuo non abbia con sé i documenti o se questi ultimi vengono ritenuti falsi o di dubbia autenticità – le autorità provvedono ad un accertamento sociosanitario dell’età.

Questo implica che la persona sarà sottoposta a controlli medici ed esami sociali. In qualsiasi caso, nel corso dell’intera procedura di accertamento, l’individuo verrà trattato come minore.  

 

Nel momento in cui le autorità attestino lo status di minore, la persona è in fine per diritto trasferita in strutture di prima accoglienza create ad hoc per gli MSNA, in cui verrà fornita a lui l’assistenza necessaria come quella legale che servirà per informare i minori circa i diritti e le tutele di cui godono in quanto titolari di uno status preciso.

 

In un secondo momento, il minore verrà trasferito presso un’altra struttura di accoglienza e di integrazione dove potrà ricevere servizi volti al supporto di percorsi di inclusione sociale e che tengano conto delle esigenze specifiche dei MSNA quali:

la mediazione linguistico-culturale; l’insegnamento della lingua italiana e l’inserimento scolastico e nella formazione professionale; l’orientamento e accompagnamento all’inserimento lavorativo, abitativo e sociale; l’accesso ai servizi del territorio; l’orientamento e accompagnamento legale; la tutela psico-socio-sanitaria; l’erogazione di un pocket money².

 

Difficoltà e criticità riscontrate

Al di là di questa procedura amministrativa, esiste poi il carico umano e sociale di questo fenomeno. Quella dei minori stranieri non accompagnati è una condizione estremamente delicata, che richiede maggiori tutele e maggiori attenzioni.

Per lo più si tratta di bambini e ragazzi che vivono una duplice difficoltà: se da un lato, si trovano a vivere in un paese diverso dal proprio con una mancata conoscenza della lingua del posto, dall’altro, lo fanno privati del sostegno di una rete sociale e familiare che invece risulta fondamentale e determinante per il percorso di crescita e sviluppo del minore.

 

In tutto ciò, il ruolo dell’istituzione scolastica risulta ancor più essenziale proprio per poter favorire e garantire una maggiore socializzazione del minore con altri sui pari.

 

In tal senso, la scuola, oltre che la comunità di accoglienza, rappresentano sotto un profilo pedagogico e sociale, i primi luoghi di socialità e di inclusione dove il minore può provare a formarsi e crescere senza discriminazioni aggiuntive. 

 

Tuttavia, le criticità sono multiple poiché per i minori stranieri il rischio di povertà educativa è più altro rispetto ai loro coetanei italiani ed europei e questo non solo per i limiti linguistici ben comprensibili ed immaginabili, ma anche poiché essi vengono inseriti tardivamente rispetto all’età prevista nel sistema scolastico.

 

Tutte queste sono difficoltà strutturali che devono provare ad essere appianate proprio per prevenire il rischio elevato di esclusione sociale e garantire anche a chi è appena arrivato la possibilità di poter esaudire i propri sogni.

In classe col Pulmino

In classe col Pulmino

Proprio alla luce delle considerazioni appena fatte, è nato di recente il nuovo progetto del Pulmino Verde in collaborazione con l’Ufficio Minori Stranieri Non Accompagnati del Comune di Torino e l’aiuto del Centro Studi Sereno Regis.

In classe col Pulmino pone proprio i suoi fondamenti sulla necessità di offrire ai ragazzi uno spazio sicuro per la socialità e un’occasione in più per cimentarsi con l’apprendimento della lingua italiana.

Al di là degli obiettivi formativi prefissati a inizio corso, quello che ci è stato restituito dai ragazzi è la voglia di passare del tempo assieme, di poter trovare nel ludico un’occasione fondamentale per poter imparare e crescere assieme, loro e noi operatori impegnati nel progetto.

Immagine in evidenza: tratta da Garante per l’infanzia e l’adolescenza

¹ Art. 2 (e) della Direttiva n. 2013/33/UE recante norme relative all’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale (rifusione) e art. 2 della legge n. 47/2017.

² Decreto del Ministero dell’Interno 10.8.2016, artt. 30 e 31. Tali standard non si applicano alle strutture di accoglienza non facenti parte del SIPROIMI. Importanti indicazioni in merito agli standard che dovrebbero essere garantiti da tali strutture sono fornite dall’“Accordo sui requisiti minimi per la seconda accoglienza dei minori stranieri non accompagnati nel percorso verso l’autonomia” approvato dalla Conferenza delle Regioni nel 2016.