di Roberto Cascino

Costruire gli impianti che ospiteranno la competizione è costato la vita di almeno 6.500 persone dal 2010, l’anno in cui la Coppa Mondiale è stata aggiudicata al paese mediorientale.


In Nepal un quinto dei pazienti che si sottopongono a dialisi sono lavoratori migranti che, dopo aver lavorato in condizioni massacranti e schiavizzanti nei cantieri qatarioti e non aver avuto un adeguato accesso all’acqua, tornano nel loro Paese d’origine.

Sempre più voci si alzano dappertutto nel mondo, sostenute dalle testimonianze che giornalisti di tutto il globo stanno diffondendo, e appartengono a persone, sportivi e anche qualche federazione calcistica.

Ad un mese dalle ultime partite che decideranno quali nazionali disputeranno il Mondiale, finalmente si accenderanno i riflettori sulle condizioni in cui migliaia di uomini e donne sono costretti a vivere e lavorare?

Fino a quando chiuderemo gli occhi di fronte ai soprusi tollerati per costruire stadi, impianti sportivi, ma anche piste di Formula 1, aeroporti e alberghi?

Qatar Migrant Workers

Getty Images

Sia ben chiaro non siamo contro i grandi eventi, soprattutto quelli che promuovono la pace e lo scambio di cultura tra i popoli, come possono esserlo le Olimpiadi o i Mondiali, per l’appunto.

Ma da quando la FIFA, la federazione internazionale che governa il calcio professionistico, ha deciso di assegnare al Qatar l’organizzazione dell’evento il costo in termini di vite è stato astronomico.

La proposta dello Stato arabo era a suo modo rivoluzionaria: costruire ex novo 11 impianti dotati di ogni comfort e tecnologia, far disputare il Mondiale in inverno e permettere alla monarchia di Al Thani di staccare i vicini e rivali dell’Arabia Saudita.

Nel 2010 Sepp Blatter (allora presidente FIFA) e i membri del comitato che dovevano scegliere la location per la manifestazione del 2022 si sono lasciati convincere da questa rivoluzione, aiutati da milioni di dollari in tangenti pervenuti nelle loro tasche.

Oramai quasi nessuno di loro fa più parte della federazione, ma per quanto addolorati siamo sicuri che avranno trovato altre passioni.

Money Crying

Sepp Blatter dopo essere stato destituito da presidente FIFA

La proposta, comunque, è stata scelta per cui quest’anno il torneo FIFA WORLD CUP si disputerà a partire dal 21 novembre fino al 18 dicembre.

Anche chi è meno avvezzo al mondo del pallone sa che questa è un’eccezionalità: è la prima volta in assoluto che il torneo del gioco più bello del mondo si svolge in uno slot differente dai soliti mesi estivi.

Si tratta questa della prima di tante, nuove caratteristiche che circondano l’evento: il calcio è un fenomeno sempre più globale, tante nazioni lo vedono come veicolo per un esercitare soft power e acquistare influenza nei rapporti di forza macroregionali. 

Gli ingredienti per una Coppa del Mondo ci sono tutti: i tifosi che si godono lo spettacolo, i calciatori che possono inseguire il loro sogno di gloria, gli sponsor che si assicurano dei contratti ricchissimi e gli Stati organizzatori che si pavoneggiano di fronte al mondo.

E poi ci sono migliaia di cadaveri seppelliti in fosse comuni in mezzo al deserto.

Fantozzi

 Se avete bisogno di una fonte per questo siete davvero giovani

Ovviamente ci inorridisce il pensiero che luoghi di svago, di piacere e di sport sorgano dal dolore e dal sangue di persone vengano tra pochi mesi tirati a lucido, ripresi da decine di telecamere e di smartphone e incensati in mondovisione.

C’è qualcosa di peggio di questo: non fare niente e permettere che la prossima volta che si deve assegnare una manifestazione di caratura mondiale si ripeta la stessa dinamica.

Anche se il calcio non è il tuo sport o passatempo preferito, non lasciare che questo argomento ti scorra addosso: sei in buona compagnia, perché c’è una categoria che già si sta battendo per illuminare i contorni di questa vicenda.

Norvegia Diritti Umani

 The Guardian

Solitamente collegato al concetto di sportivo privo di curiosità intellettuale, il calciatore potrebbe essere facilmente preso per un menefreghista che poco si interessa al mondo che lo circonda.

In verità, come già abbiamo visto negli scorsi Europei, c’è una generazione più recente di atleti che è molto sensibile alle tematiche sociali, e per questo si scontra con una porzione di tifo organizzato di tendenza più conservatrice.

La forza di personaggi iconici, unita alla potenza delle federazioni calcistiche nazionali potrà fare in modo che nessuno più possa imporre la propria candidatura per ospitare dei grandi eventi, facendone sostenere il peso maggiore sulle spalle di chi non si può difendere.

Nessuno si fa illusioni: le speranze che la Germania, il Brasile, la Francia o altri grandi Paesi boicottino la Coppa del Mondo sono praticamente nulle.

Evitare che si ripeta una porcata istituzionalizzata come quella che ha portato l’evento del 2022 in Qatar è però possibile ed è un traguardo doverosamente raggiungibile.