di Federica Zanantonio Martin 

È passata poco più di una settimana dal giorno delle elezioni che ha decretato una vincitrice fra tutti: Giorgia Meloni. 

 

Eletta con il 26% dei voti, è la persona che si sta preparando ad essere insignita del titolo di primo ministro tra astuti silenzi ed un vociferare su nomi di tecnici da inserire nel prossimo esecutivo, a testimonianza che un governo tecnocratico alla fine rimane un’aspirazione irrinunciabile per tutto il panorama politico italiano

 

Il risultato elettorale era prevedibile: personalmente non credevo in nessun coup de théâtre, anzi, la vittoria di Giorgia Meloni rappresenta l’apice di un percorso che ha visto due protagonisti, il centro-sinistra e la destra italiana, compiere due percorsi parallelamente opposti.

 

Se per la destra italiana questo risultato rappresenta l’occasione di poter dimostrare la propria capacità ad operare in un quadro democratico e costituzionalmente costituito, per il centro-sinistra, questa pauperizzazione del suo fronte elettorale, è il coronamento in negativo di un percorso graduale di distanziamento della sua élite politica dalle fragilità sociali, economiche e di struttura che il paese sta vivendo ormai da almeno un ventennio. 

 

Com’era prevedibile, la polarizzazione estenuante promossa in campagna elettorale da alcuni esponenti politici di centro-sinistra ha sortito un effetto contrario

 

Personalmente, sono a favore di un’opposizione propositiva e che dovrà fin da subito negarsi, sottrarsi a quella polarizzazione preventiva e forzata rosso-nero portata avanti in maniera tanto estenuante quanto ridicola durante la campagna elettorale. L’inconsistenza del dibattito politico, l’aridità discorsiva di senso e contenuto hanno contribuito a determinare un risultato che pareva già scritto fin da subito

 

Questo è allora il momento dell’attesa. Aspettiamo a vedere quali saranno le prossime mosse politiche di un nuovo governo che verrà, guardinghi e vigili sui diritti civili e sociali

E mentre gli enti del Terzo settore risulteranno sempre più cruciali nel gioco di ruolo sociale che ci stiamo apprestando a svolgere come vedette, fotografi e salvagenti sociali indispensabili nel panorama italiano, a sinistra servirebbe invece un movimento rivoluzionario copernicano

 

A sinistra ci si dovrà rimboccare le maniche – citando un famoso slogan bersaniano di qualche anno fa – e prepararsi all’impegno fisico e faticoso. Riconquistare il contatto con il ceto medio-basso, riprendere il contatto con il territorio e con i circoli di quartiere, con le aree interne italiane troppo spesso dimenticate nei programmi elettorali di ogni partito.

Si dovrà tornare a monitorare le fragilità economiche e sociali che ormai raccolgono trasversalmente numerose categorie di lavoratrici e lavoratori, rimettersi in strada a incontrare le giovani e i giovani d’oggi, conoscere quella nuova generazione che in Italia si sta ormai andando a strutturare, rimettendo in discussione quei dogmatismi politici che non riescono – proprio per forma e struttura – a captare tutti questi cambiamenti in essere.

 

Sarà un periodo di lotta? Probabile, ma il tutto dovrà essere accompagnato da un senso di responsabilità e consapevolezza della gravità della situazione in cui stiamo vivendo. 

È l’ora della sveglia, è l’ora dei nodi al pettine per la sinistra italiana.