di Fernanda Torre

Il nostro viaggio in Bosnia Erzegovina, a Bihać nel cantone di Una Sana, risale a quasi quattro anni fa. È proprio a Bihać che siamo “ritornati”, anche se solo virtualmente, intervistando la referente di Ipsia Silvia Maraone.

 

Prima di cominciare, vogliamo ringraziarla per il tempo che ci ha dedicato. Silvia Maraone coordina i progetti a tutela dei rifugiati e richiedenti asilo lungo la Rotta balcanica in Bosnia Erzegovina e Serbia.

Se nel 2019 abbiamo avuto l’opportunità e il compito di conoscere la realtà migratoria in Bosnia, oggi siamo di fronte ad una nuova immagine dei Balcani. Un altro periodo, un’altra situazione migratoria, rotte differenti e diverse modalità di attraversamento dei confini.

Negli ultimi anni le denunce da parte delle Organizzazioni non governative, singoli cittadini e componenti della società civile hanno evidenziato un fortissimo accanimento da parte della polizia di confine, specialmente croata, nei confronti dei migranti presenti lungo le frontiere. 

Per approfondire suggeriamo di visionare il sito https://borderviolence.eu/, una rete indipendente di ONG e associazioni con sede nella regione dei Balcani e in Grecia. BVMN monitora le violazioni dei diritti umani ai confini esterni dell’UE e si impegna per mettere fine ai respingimenti e alle pratiche illegali.

Tornando all’evoluzione dei Balcani, la percezione di questi ultimi mesi è che qualcosa stia cambiando.

Dalle parole di Silvia emerge che tale svolta si è sviluppata a partire dal 1 gennaio 2023, ovvero con l’ingresso della Croazia nell’area Schengen.

Tale ingresso ha determinato una serie di stravolgimenti che proviamo a riportarvi qui di seguito.

Il primo è sicuramente partito poche settimane fa. Difatti da inizio marzo le autorità bosniache hanno evidenziato che le persone in arrivo nei campi di accoglienza, sono munite di un foglio di espulsione di sette giorni.

Si tratta di un primo tentativo di regolarizzare l’allontanamento delle persone dal Paese, dato sulla base di accordi bilaterali stipulati tra Croazia e Bosnia.

Silvia ci riporta ad un articolo che è uscito pochi giorni fa su Altra Economia e proprio lì possiamo leggere le parole di Milena Zajović Milka, attivista dell’organizzazione Are you syrious? e del Border violence monitoring network che spiega come “l’ordine di espulsione dall’area economica fa riferimento alla legge sugli stranieri della Croazia, mentre la riammissione si basa su un accordo bilaterale tra due Paesi, che non può prevalere sulla Convenzione di Ginevra e su altre dichiarazioni internazionali”. 

Il secondo grande cambiamento riguarda la durata del viaggio. Oggi non siamo più di fronte a rotte che durano decine di settimane, ma ci sono persone che rimangono all’interno del territorio bosniaco anche per pochi giorni

Questo cambiamento è determinato da due fattori: il foglio di sette giorni emesso dalla Croazia di cui vi parlavamo prima e l’aumento esponenziale dei Taxi games

Un terzo grande stravolgimento è dato dal metodo di pattugliamento da parte della polizia

Il tema del controllo delle frontiere viene affrontato attraverso un nuovo soggetto, ben conosciuto in altri paesi di confine, come ad esempio quello greco turco. Secondo le ultime informazioni, Frontex, Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, arriverà anche in Serbia e Bosnia.

La percezione è che con l’ingresso della Croazia all’interno dell’area Schengen si stia cercando di regolarizzare un sistema di pattugliamento, di controllo e di respingimento dei migranti lungo le frontiere.

Sicuramente ciò legittimerà determinati atteggiamenti, ma al tempo stesso creerà un imbuto all’interno di altri Stati che non godono di questa particolarità, ovvero essere all’interno dello spazio Schengen.

Al momento pare che ci sia un limbo in cui i migranti sono portati ad affrontare la Rotta balcanica come se fossero rimbalzati da uno Stato all’altro, portati a cadere in realtà come il traffico clandestino, ad esempio proprio col taxi games. 

Sicuramente i Balcani saranno messi a dura, contribuendo in maniera inversa ad una struttura poco efficiente e solida.

Vogliamo chiudere ringraziando ancora Silvia Maraone per gli importanti spunti di analisi che ci ha fornito, che sono sempre un ponte essenziale per rimanere saldi e aggiornati su territori a noi sensibili anche se lontani.

Terminiamo così, con le parole riprese dal già citato contributo di Altra Economia:

La Bosnia è una sorta di purgatorio per le persone in transito, continuamente respinte. È un gioco che va avanti da anni ma ora stanno cercando di rendere questa pratica legale”.