di Roberto Cascino 

Pochi giorni fa il Consiglio dell’Unione Europea ha votato a maggioranza qualificata una riforma del Regolamento di Dublino. Che cosa cambia? Di fatto molto poco.

L’impianto generale del Regolamento, infatti, non è stato toccato. I Paesi di primo approdo dei migranti dovranno velocizzare le procedure di accoglienza (e su questo ci torniamo dopo) e impegnarsi maggiormente per prevenire i movimenti secondari.


I movimenti secondari sono gli spostamenti dei migranti che ancora non hanno ricevuto una risposta alla richiesta di asilo dal paese di primo ingresso verso altri paesi UE, come spesso capita nel caso dell’Italia: le maglie “larghe” dei confini italiani verso la Francia o i Paesi a Nord dell’Europa dovrebbero stringersi ed impedire il passaggio, più o meno tacitamente consentito dalle Autorità, dei richiedenti asilo in altri Paesi.

Verrebbe introdotto un meccanismo di solidarietà obbligatorio se uno stato si trova sotto pressione migratoria, secondo una valutazione effettuata con parametri oggettivi. Nella fattispecie, in caso di ondate migratorie eccezionali, gli stati dell’UE dovranno offrire solidarietà in uno dei seguenti modi:

  • accogliendo loro parte dei migranti arrivati nel paese sotto pressione;
  • fornendo un contributo finanziario (20000€ per ogni migrante “in eccesso” non ricollocato, da destinare a un fondo UE per aiutare i paesi da cui i migranti partono);
  • adottando misure alternative di sostegno: ad esempio, inviando personale.

Per l’Italia alla riunione del Consiglio UE ha partecipato il Ministro dell’Interno Piantedosi, che ha votato a favore della riforma.

L’altra grande novità prevista da questa riforma è che le persone provenienti da Paesi terzi con bassa probabilità di ottenere l’asilo avranno una procedura accelerata per il rimpatrio verso Paesi terzi sicuri, anche di transito.


Vuol dire che per ogni nuovo individuo che proviene da una Paese che statisticamente ha avuto un tasso di persone accolte molto basso sarà prevista una procedura velocizzata di espulsione e respingimento. Ma non nel suo Paese di origine, nell’ultimo Paese di transito ritenuto sicuro.


Attenzione, la sicurezza del Paese in cui l’individuo è un parametro totalmente discrezionale dello Stato Membro dell’UE che effettua il respingimento. Non ci si basa su criteri oggettivi né tantomeno si tiene conto della presenza di familiari in loco.

Grande vittoria del Governo italiano. Grande vittoria per l’Unione europea.

stazionecentralemilano

Cosa c’entra la Tunisia

Forse non sapete che la Tunisia è sull’orlo del fallimento, investita dalla peggiore crisi finanziaria della sua storia recente, con l’inflazione in aumento e le trattative con il Fondo Monetario Internazionale per un prestito che si sono arenate.

Il Presidente tunisino Said Kaied ha esautorato il Parlamento, fatto arrestare giornalisti, avversari politici e cittadini che protestano contro la deriva autoritaria del Paese.

La Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni e Matteo Piantedosi si sono recati diverse volte in Tunisia negli scorsi mesi e hanno perorato la causa dell’autoritario Presidente Kaied presso tutte le cancellerie europee, al fine di evitare il default di quel Paese.

La strategia è collaterale al “Piano Mattei per l’Africa”, una risoluzione italiana che dovrebbe partire ad ottobre per promuovere la crescita degli investimenti italiani in alcuni Paesi nel continente africano e, di rimando, limitare l’immigrazione degli abitanti verso l’Europa.

In realtà, il piano sembra destinato a fallire ancora prima di vedere la luce: non sembra che l’Italia, in questo momento storico, abbia la capacità di far affluire grandi investimenti e finanziamenti di capitali italiani verso i Paesi africani.

Da qui l’idea “geniale” del Ministro dell’Interno per la Tunisia. Come lui stesso ha dichiarato:

Abbiamo ottenuto la creazione di un nuovo fondo europeo per i Paesi terzi di origine e transito dei flussi per la dimensione esterna e nel sistema, come misura di solidarietà obbligatoria complementare ai ricollocamenti, è prevista anche la compensazione dei ‘dublinanti’”.

 

L’idea di Giorgia e Matteo (c’è sempre un Matteo dietro queste idee) è quindi quella di far pagare agli Stati dell’Unione europea che non partecipano alle redistribuzioni di migranti che arrivano in Europa il mantenimento dei migranti che in Tunisia cercano un modo per arrivare in Europa.
Un meccanismo di moto perpetuo con cui finanziare un’Italia finalmente libera dal problema dell’invasione degli immigrati! Geniale giusto?

Secondo voi, cosa ne pensano gli amici sovranisti dei Paesi, come Ungheria e Polonia, che hanno votato contro questa riforma? Quanto velocemente apriranno il portafoglio per ottemperare agli obblighi comunitari?

Giuseppe Conte Covid

La situazione sulle due sponde del Mediterraneo: Tunisia e Italia

La cosiddetta rotta tunisina verso l’Italia si è riattivata dal 2019, ma a partire dallo scorso ottobre si registra un aumento poderoso di migranti subsahariani che, una volta attraversato il deserto, tentano di imbarcarsi per giungere in Europa. Perlopiù provengono dalla Costa d’Avorio e dalla Guinea.

Razzismo, xenofobia e aggressioni sono fenomeni ormai quotidiani per i migranti subsahariani in Tunisia: il Paese, al pari della Libia, era una destinazione finale oltre che un luogo di transito per l’altra sponda del Mediterraneo.


Da qualche anno a questa parte, invece, si sono moltiplicate le violenze a danno dei migranti di pelle scura. Rapine, botte, fino ad arrivare agli omicidi. Eventi che non sono perseguiti dalle autorità, ma che trovano riscontro nelle parole di Kais Saied il Presidente che ha dichiarato che l’immigrazione subsahariana farebbe parte di un complotto per modificare la demografia della Tunisia.

Qui in Europa spesso e volentieri non arriviamo neanche a sapere quanti sono i naufragi che avvengono appena a largo della costa tunisina e di quella libica.


Le navi delle ONG faticosamente provano a continuare a salvare vite in mare, ma la loro attività è fortemente limitata se non proprio perseguita con la coercizione.


In Italia si utilizzano Decreti Legge, Stato di Emergenza e “pugno duro contro i taxisti del mare!”. In Libia, invece, le motovedette della guardia costiera libica (quelle donate dall’Italia) sparano contro le navi delle ONG.

Nel nostro Paese, rispetto al recente passato, l’attuale Governo italiano ha smantellato la struttura operativa che gestiva le varie attività di accoglienza, creando dei veri e propri corti circuiti che impediscono alle persone appena arrivate di trovare dei punti di riferimenti nel panorama italiano.

Da Lampedusa arrivano testimonianze drammatiche da parte di operatori, volontari e persino forze dell’ordine che raccontano di migranti chiusi fuori dalle strutture di prima accoglienza, anche di notte, appena dopo lo sbarco e senza accesso ad alcun tipo di assistenza da parte dallo Stato.

Come non ricordare, poi, come le istituzioni hanno gestito il naufragio di Cutro, fallendo di inviare una missione di soccorso per il naufragio di un’imbarcazione che ha causato 94 vittime accertate e decine di altri dispersi in mare, per poi riservare ai sopravvissuti un trattamento disumano.

Con la riforma appena approvata, entro 12 settimane si dovrebbe conoscere l’esito di ogni richiesta di asilo. Dopodiché, molto facilmente si procederebbe alle espulsioni e ai rimpatri.

Il costo medio di un rimpatrio si aggira attorno ai seimila euro per individuo, soldi che ovviamente non vengono spesi per l’integrazione delle persone che arrivano in Italia, ormai un Paese di transito e non di destinazione.


Italia, Paese che tira fuori un sacco di idee geniali, purtroppo nessuna delle quali efficaci, ma sempre per colpa degli altri. Paese che non ha capito ancora qual è l’emergenza che deve risolvere per prima e nel dubbio non ne affronta nessuna.

 

Fonti

Migration policy: Council reaches agreement on key asylum and migration laws – europa.eu 

I governi europei hanno trovato un accordo sulla riforma del Regolamento di Dublino – ilpost.it

Nuovo Patto per le migrazioni, raggiunto l’accordo in Europa – agi.it

Gli errori, le falle e le falsità della versione del governo sulla strage di Cutro – valigiablu.it

Meloni: a ottobre presentiamo il Piano Mattei per l’Africa – ilsole24ore.com

 

Foto

160729-N-ZE250-283, di Commander, U.S. Naval Forces Europe-Africa/U.S. 6th Fleet – flickr.com

160729-N-ZZ999-017, di Commander, U.S. Naval Forces Europe-Africa/U.S. 6th Fleet – flickr.com

European Palace, di Carl Campbell – unsplash.com