di Mathieu Porcellana 

Un mese fa ero tornato da circa due settimane dalla Polonia, dove sono stato tanto vicino al confine polacco bielorusso. Di questo viaggio si è già parlato, ma questo non è  un resoconto: è uno sfogo di ciò che ho sentito e provato laggiù.

 

Avevamo ribattezzato quel muro le “Colonne d’Ercole D’Europa” perché geograficamente lì, su quel confine, l’Europa finisce. Si ergono non tanto a segnare un confine, bensì come una lapide, fredda e spoglia, ornata da filo spinato invece che fiori. Ci ricordano che le belle parole di accoglienza e diritti giacciono lì sepolte, sotto quell’umida terra calpestata ogni giorno dagli anfibi dei militari, quasi a voler coprire il punto esatto dove l’umanità europea è stata sepolta.

 

Mentre guardavamo attoniti quella lapide lunga chilometri e il via vai di quei funesti figuri che ne vegliavano l’integrità, dal mondo non arrivavano che notizie orribili, ma sempre in tema.

 

Al confine italo-francese due migranti erano stati trovati morti assiderati tra le montagne, proprio in quei giorni.

Al confine italo-francese due migranti erano stati trovati morti assiderati tra le montagne.

Al confine italo-francese due migranti erano stati trovati morti assiderati tra le montagne.

 

Questa ripetizione non è un errore. Voglio che questa immagine si pianti nella testa di tutti i lettori di questo sfogo e, una volta focalizzata, vorrei che ci si chiedesse: com’è possibile morire così oggigiorno? Soprattutto, che pericolo possono rappresentare due migranti tale da giustificare la chiusura e la militarizzazione delle frontiere?

 

Anche nel caso in cui il lato umano fosse totalmente assente, anche provando a ragionare con bassissimi livelli di empatia, davanti a immagini del genere, io chiedo: come  contribuenti, fa piacere continuare a pagare le tasse per finanziare questo schifo? Cosa ce ne torna in tasca? I nostri soldi vengono usati per militarizzare i confini con uomini in divisa e alimentare questo sistema razzista e ipocrita tremendamente inutile.

 

Nel mentre che mi perdevo tra tanti pensieri molto poco allegri, durante quei giorni sul confine, dalla Striscia di Gaza arrivavano le immagini orribili degli ospedali distrutti, delle abitazioni rase al suolo. Perché? Beh bisogna dare la caccia ai terroristi, parola che ormai è diventata inflazionata e quasi priva di senso.

La caccia ai terroristi vale il massacro di migliaia di civili? Per l’Italia meloniana si, visto che ha subito dato sostegno a Israele, ma del resto c’era poco da stupirsi.

 

Curioso di come la Polonia e la Striscia di Gaza siano così tanto distanti ma così unite da questo filo spinato coperto dal sangue degli ultimi, immolati, in Polonia, sulla lapide Europea, un’ecatombe il cui sangue deve preservare il privilegio bianco, il nostro privilegio.

 

Sul confine polacco Dio non c’era, così come molto probabilmente latita a Gaza. Ma al suo posto c’era la Fede. La Speranza.

Silenziosa, nel buio della foresta risplendeva come una luce, a volte piccola, a volte abbagliante, negli occhi e nel cuore di tutte le sorelle e i fratelli polacchi che ogni giorno sfidano la sorte per salvare qualcuno da questo olocausto europeo.

Quella Luce continua a brillare, anche se gli anfibi dei militari provano a soffocarla ogni giorno, essa torna a splendere più forte di prima. Dando la forza di volgere gli occhi al cielo e sperare.

 

Perché a volte bisogna semplicemente credere ai segni, ai miracoli.

Credere che i Supereroi esistono davvero.

E posso dire di averli conosciuti.