di Fernanda Torre 

La storia di Mimmo Lucano e della sua città cominciano esattamente il 1 luglio 1998, sulla spiaggia di Riace Marina. Inizia tutto con il naufragio di un’imbarcazione a vela, guasta ma soprattutto colma di persone. Erano curdi, arrivavano da una guerra e da altro tanto stremo. Da quella spiaggia Mimmo Lucano assistette allo sbarco e insieme alla sua associazione “Città Futura, decise di dare vita ad un progetto, ambizioso ma estremamente concreto. 

Mimmo Lucano, nel lontano 1998 parlò di inclusione

Anno dopo anno Mimmo trasformò la città di Riace, principalmente Riace alta, in un nuovo borgo abitato. Si aprirono scuole, micro-attività, laboratori, piccole strutture di accoglienza, progetti difficili da inquadrare in quella terra ma sicuramente possibili. 

L’amministrazione comunale, perché è giusto citarla nel grande lavoro di inclusione e aggregazione, decise di creare una moneta speciale, necessaria per i nuovi abitanti nel sostenere le spese giornaliere. Un nuovo modo di identificarsi.

Dopo diversi anni, nacque il Villaggio globale, luogo osservato, studiato e guardato con ammirazione. Il borgo riuscì ad ospitare circa 6mila richiedenti asilo, alcuni dei quali scelsero di rimanere in quel luogo simbolo di inclusione e rinascita. 

Il Villaggio Globale ebbe la forza di riaprire scuole chiuse da anni, inaugurando asili multietnici e un ambulatorio medico. Con tenacia ha spinto i nuovi residenti al lavoro nei campi, istituendo bonus e borse lavoro, mettendo in piedi un modello di solidarietà e di piccola economia imprenditoriale che ha fatto scuola nel mondo.

Circa una decina di anni fa il Villaggio Globale arrivò suoi quotidiani nazionali e Mimmo Lucano venne invitato in centinaia di festival per raccontare la sua storia e quella della sua città. 

La mattina del 2 ottobre 2018 un vortice a ciel sereno: “la Guardia di finanza gli notifica un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa su richiesta della Procura di Locri proprio per la gestione del “modello Riace”. Pesanti le accuse che gli vengono contestate alle quali in tanti non credono. Tra queste l’irregolarità nella gestione dei fondi destinati all’accoglienza e violazioni alle leggi sull’immigrazione attraverso la celebrazione di matrimoni che sarebbero stati combinati al solo fine di far ottenere agli interessati il diritto di restare in Italia.

Il paese iniziò a svuotarsi dei migranti, le botteghe artigiane tirarono giù le serrande.

Da quella giornata partì un continuo di notizie, il mondo dell’attivismo si strinse attorno a Mimmo Lucano. Ma si sapeva che il volontariato non era mai abbastanza.

Nonostante le vicissitudini giudiziarie e politiche, la fiducia riposta da molti non venne meno e tanti, noi stessi in primis eravamo convinti che il processo, sarebbe finito con un’assoluzione. Certezze che si sono immediatamente distrutte con la lettura del dispositivo della sentenza che condanna l’ex sindaco ad una pena che è quasi il doppio di quella chiesta dalla Procura. 

Il presidente del tribunale Fulvio Accurso ha ritenuto che Mimmo Lucano ed altre 22 persone fossero a capo di un sistema criminale che lucrava sulla gestione degli immigrati, colpevole di associazione per delinquere, abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il risarcimento verso il Ministero dell’Interno è alto, altissimo: oltre 750mila euro.

Inutile dire che tale sentenza è stato un monito, qualcosa si stava inceppando nel sistema e nella struttura. Quello stesso sistema che anni prima aveva riposto fiducia nel Comune di Riace, ora aveva deciso di cambiare rotta.

Purtroppo, nel percorso di Riace, due verbali riferirono di anomalie nel funzionamento del sistema.
Uno invece, scritto nel gennaio 2017 dal dirigente Francesco Campolo, evidenziava l’importanza del modello, riportando con attenzione le migliorie e i cambiamenti scaturiti da esso. 

Una descrizione che non convinse l’allora Ministero dell’Interno, guidato da Marco Minniti, che decise di sospendere l’erogazione dei fondi per presunte irregolarità. E proprio la gestione di quel sistema è costata a Mimmo Lucano l’iscrizione nel registro degli indagati da parte della procura di Locri.

Da quel lontano 2 ottobre 2018 partì l’operazione Xenia: “con la decisione del Gip di Locri – su richiesta della procura – di inviare Lucano agli arresti domiciliari. L’accusa era di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di illeciti commessi nell’affidamento diretto del servizio di raccolta rifiuti.


Per il Viminale fu l’occasione per chiudere definitivamente lo Spar del “modello Riace”. Ennesimo attacco ad un modello sostenuto e valorizzato. Ennesimo attacco ad un sistema di accoglienza studiato da altri paesi europei, che in Italia nel 2018 spinse il Ministro dell’interno Matteo Salvini, a condannarlo e successivamente sospenderlo. 

Infine il 26 febbraio 2019 la Cassazione decise di sospendere la sentenza per l’assenza di indizi di «comportamenti fraudolenti» che Lucano avrebbe «materialmente posto in essere per assegnare alcuni servizi»

Dal 26 febbraio un susseguirsi di cambiamenti, giri di sentenze, cambi di rotte, giudici dubbiosi e pubblici ministeri pronti nel condannare Mimmo Lucano e tutta la sua associazione.

Il verdetto del 30 settembre è stato forte: il presidente del tribunale Fulvio Accurso ha condannato Mimmo Lucano a 13 anni e 2 mesi di reclusione, ritenendolo colpevole di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, truffa, peculato, concussione, turbativa d’asta, falsità ideologica e abuso d’ufficio. 

Per molti la condanna dell’ex sindaco Mimmo Lucano nell’ambito del processo Xenia è stata forte, significativa e opprimente. Mimmo Lucano, simbolo di un modello inizialmente osannato e stimato, (come nel caso di OSCE: https://www.osce.org/it/magazine/378304 ) si è ritrovato per errori di molti, di fronte ad un processo. Mimmo Lucano, simbolo di una politica dal basso, simbolo di un attivismo e di chi dimostra quotidianamente il significato della parola inclusione è stato colpito e punito.

Giovedì, parte di quel mondo prima citato si è sentito oppresso, svuotato.

Concludiamo con la consapevolezza che la sentenza di Mimmo Lucano, non è altro che un atto politico, simbolo di un avvertimento

Non importa quali saranno i prossimi gradi appello. Ciò che rimane, è la sentenza durissima nei confronti di un uomo, di un modello, di un lavoro troppo spesso portato al limite dagli stessi organi dello Stato.

Ovviamente noi, come Pulmino Verde, saremo pronti a manifestare

Un inizio può essere il ritrovarsi martedì 5 ottobre di fronte alla Prefettura di Torino


Noi saremo lì, insieme a tanti e tante cittadini e cittadine.

Ci saremo perché la sentenza di Locri non è tanto diversa dalla vicenda di Gian Andrea Franchi.

Situazioni, fatti, avvenimenti, atti che dimostrano come l’attivismo politico in alcuni ambiti sia diventato pericoloso

La storia, troppe volte, ha insegnato come donne e uomini che hanno lottato contro ingiustizie e oppressioni, siano stati oggetto di pressione giudiziaria

Tu, Mimmo, non sei solo.

Come non sono sole tutte le persone che migrano per una condizione di necessità, perché nessuna legge potrà mai battersi contro il diritto a cercar ovunque nel mondo migliori condizioni di vita.

Una legge che criminalizza chi migra, indipendentemente dai casi, dimostra come la stessa legge sia ancora lontano dal concetto di normalità.  Una legge che viola i principi e diritti inalienabili, merita di essere combattuta con tutti i mezzi a disposizione. 

Sicuramente oggi, è stata commessa un’ingiustizia e questa, ha smosso molte delle nostre coscienze.

Le nostre in primis.